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Salone

ricevere i nostri ospiti

Accoglienza tra dipinti e ampie finestre

In questa ampia e luminosa stanza, arricchita da dipinti di famiglia, accogliamo i nostri ospiti da secoli. Oggi, chiunque alloggerà nelle nostre suite, degusterà il buffet proprio in questo prestigioso ambiente.

  • Crocifissione
  • Ritratto di donna
  • Ritratto di famiglia
  • Scena bucolica
  • Ventagli dipinti
  • Ritratto di Abate

Crocifissione

Pala d’altare lignea portatile della fine del XIII secolo. Di autore ignoto, si presuppone la sua provenienza oltre Adriatico, in quanto il fondo rosso era caratteristica delle icone religiose degli schiavoni e dei bizantini. Santi raffigurati: san Francesco, santa Caterina d’Alessandria, e altri. Particolare interessante, gli angeli evanescenti che raccolgono il sangue del Crocifisso in piccole coppe.

Ritratto di donna

La contessa Marianna Berioli, moglie di Carlo Della Porta, zii materni di Carlo Fiorenzi. Disegno a matita realizzato dal nipote Carlo nei primi anni del ‘900.

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La pala d'altare
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Dipinti

Ritratto di famiglia

La famiglia al completo del conte Teodosio Fiorenzi nell’anno 1900. Sono presenti il conte Teodosio, la moglie contessa Eleonora Della Porta, e gli otto figli: Lorenzo, Pierfilippo, Teresa, Maria, Ferdinando, Antonio, Carlo e Oliviero.

Scena bucolica

Il quadro dipinto ad olio su tela da ignoto è databile nella prima metà del XVII secolo.

Ventagli dipinti

I due quadri rettangolari, che incorniciano le due facce di un prezioso ventaglio dipinto a olio, sono attribuiti alla mano di Guido Reni, (Bologna, 4 novembre 1575 – Bologna, 18 agosto 1642) pittore e incisore italiano. I due ventagli furono realizzati per una principessa d’Este onde far parte di un corredo nuziale e rappresentano l’uno, un paese nella campagna e l’altro, la scena del “Giudizio di Paride”. Sembra che il Reni, affascinato dall’avvenenza de virtù della futura sposa, prese spunto per il soggetto del suo lavoro “il doppio vittorioso cimento dell’innocenza e della beltà”.

Ritratto di abate

Nel 1569 il Comune di Osimo donò alla famiglia Fiorenzi appezzamenti di terreno a Montecerno, sulla via per Offagna; poco dopo, sempre nello stesso anno, il suo antenato Teodosio ottenne da papa Pio V un ‘motu proprio’ che istituiva la Contea di Montecerno e conferiva il titolo di Conte in perpetuo a lui e ai suoi familiari. Nel 1571, dopo che Antonio, padre di Teodosio, ebbe avviato i lavori di restauro della chiesa di Santa Maria, già esistente su quel colle, accanto ai ruderi di un antico castello, il papa gliene concesse il giuspatronato, con l’impegno di mantenerla, accrescerla e preservarla. Così sui ruderi crebbe l’Abazia di Castel Baldo e il conte Fiorenzi fu nominato dal papa patrono dell’abazia, con il privilegio di nomina dell’abate che sarebbe succeduto alla sua morte. L’abate Francesco Fiorenzi, raffigurato nella miniatura, fu il decimo e ultimo abate dell’abazia di Santa Maria di Castel Baldo.

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